mercoledì 28 settembre 2011

Federazione degli studenti-Pistoia


Il 20/09/2011 nasce anche a Pistoia la Federazione Degli Studenti, una organizzazione studentesca che rappresenta una novità per la difesa dei diritti degli studenti pistoiesi, perché essa è una organizzazione con le idee chiare che non vuole stringersi con l'apoliticità, ma fare politica per un governo della società più umano, in particolare una scuola pubblica statale veramente a servizio del cittadino.
In un'Italia dove l'istruzione è diventato un serbatoio di fondi da svuotare per cause esterne(cioè il risanamento di un'economia sempre più dedita al servizio di ceti elevati,o potenze straniere, a discapito del cittadino medio,politica che ci ha condotto nella più grave crisi del capitale mai vissuta nella storia),quindi dove vuole essere eliminata alla radice una prospettiva positiva per il nostro paese,la Fed. degli Studenti riunisce gli studenti proiettati verso il progressismo,con una chiara idea del significato che ha il "viver civile" e la partecipazione attiva alla vita sociale.
Una lotta concreta al neofascismo, anche se mascherato con sigle di associazioni culturali, contrastando con forza la loro attività nelle scuole.
Come GC vediamo di buon occhio la nascita di questo soggetto anche per un fattore aggiunto, cioè che vediamo collaborare sotto quella bandiera nostri militanti assieme a militanti provenienti da organizzazioni giovanili diverse(come i Giovani Democratici, che sono promotori del soggetto),con le quali riusciamo ad avere un buon rapporto politico che può creare solo qualcosa di costruttivo,in un periodo negativamente storico per l'unità della sinistra.

La strada da percorrere non è quella della dispersione movimentista inconcludente, ma affrontare la situazione attuale attraverso una struttura organizzata che possa avere degli obbiettivi precisi, abilità nei rapporti diplomatici e politici e una voce univoca.
Il battesimo di fuoco sarà il 7 ottobre,giornata della mobilitazione nazionale studentesca,http://www.facebook.com/event.php?eid=276946458990314.

I GC sostengono la Fed. degli Studenti,collaborando con questo progetto affinché abbia buon fine.

Ricordiamo anche l'altra grande campagna dei GC "Alberto Giannini" della montagna pistoiese per quanto riguarda la scuola pubblica,cioè la petizione che chiede agli istituti pistoiesi una maggiore flessibilità nei confronti degli studenti della montagna, notevolmente disagiati rispetto ai "pianigiani",per le ore di viaggio,gli orari effettivi in cui è possibile dedicarsi allo studio,permessi per uscite anticipate in caso di nevicate ecc.(per info maggiori e per firmare la petizione clicca QUI: http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2011N13404 , chiediamo scusa per gli errori ortografici).

________________________________________________________________________________


vuoi aderire alla Federazione degli Studenti?

Chiama i numeri:

  • 3386659247 (Agnese)
  • 3297041874 (gabriele)


oppure manda una mail a: Fds.pistoia@groups.facebook.com




TI ASPETTIAMO!

lunedì 19 settembre 2011

Il sindacato del futuro – Intervista a Rinaldini

HA RIPRESO LA SUA ATTIVITA' LO SPAZIO DI DISCUSSIONE A SINISTRA CHE VANTA LA MIGLIORE QUALITA' A LIVELLO REGIONALE: "La Prospettiva"!!


Il sindacato del futuro: democrazia e cambiamento
Sabato 16 settembre – A cura di Dmitrij Palagi
Intervista a Gianni Rinaldini, Segreteria nazionale FIOM e Coordinatore nazionale “La CGIL che vogliamo”
1) Dopo lo sciopero generale del 6 settembre si preannuncia un lungo periodo di lotte, con appuntamenti di piazza già annunciati da movimenti e sindacati. Manca la politica dei partiti e quella del Parlamento, almeno sul fronte dell’opposizione al Governo delle destre. Che scenario si prospetta?
Siamo in una situazione totalmente sconosciuta nella storia repubblicana di questo Paese perché hanno utilizzato una manovra di bilancio per portare avanti un’operazione sul lavoro che a mio avviso modifica sostanzialmente l’assetto costituzionale. Per questo tutte le mobilitazioni previste sono giuste, così come quelle che presumibilmente si aggiungeranno sulla spinta di altri movimenti, basti pensare a quello degli studenti, nel  momento in cui riapriranno scuole ed università. Altre iniziative si legheranno per quanto riguarda i contratti: i metalmeccanici fra due settimane svolgeranno l’assemblea nazionale, dove decideranno per il rinnovo, oggi molto più complicato. Dico questo non solo per la divisione dei sindacati ma anche per la distruzione del contratto nazionale.
La necessità è quella di riuscire attraverso le iniziative e le mobilitazioni previste a costruire e far vivere un progetto alternativo rispetto alla crisi. Credo che questo sia oggi l’elemento più difficile e anche più drammatico perché non si intravede nella fase attuale nessuna ipotesi di uscita dal presente che metta mano ai nodi strutturali, gli stessi che hanno provocato la crisi. Prendono sempre più quota ragionamenti di governo tecnico e di emergenza nazionale, che presuppongono un allargamento della base parlamentare per misure ancora più pesanti. Tra 3/4 mesi saremo davanti ad una nuova emergenza e a nuove misure di intervento.
2) Con lo scioglimento del PCI e le varie evoluzioni della sinistra italiana si è modificato strutturalmente il rapporto tra sindacati e partiti. Come si può ricreare una sponda politica utile alle lotte sindacali ed efficace nella difesa degli interessi dei lavoratori?
Credo che i rapporti classici tra movimento operaio, partito e sindacato siano saltati da tempo in tutte le loro diverse versioni, da quella laburista (dove il partito nasce come rappresentanza del sindacato) a quella socialdemocratica, a quella comunista. Ragionando sul sindacato del futuro, questo non può che essere legittimato da un’unica fonte, ossia i lavoratori che vuole rappresentare. Un’organizzazione radicalmente democratica nelle scelte e nei suoi comportamenti: i lavoratori devono votare le piattaforme, gli accordi e nello stesso tempo il sindacato deve riuscire ad essere indipendente.
Indipendente non vuol dire indifferente nei rapporti con le forze politiche. Il sindacato deve essere in grado di esprimere una propria progettualità che discute con le forze politiche a pari dignità rispetto a visioni più generali di trasformazione del Paese. in questo è evidente che il problema della sponda si pone non nei modi tradizionali della storia del movimento operaio. Più semplicemente c’è la necessita che esista una sinistra politica con un radicamento di massa. Purtroppo oggi questa è assente nel nostro paese.
3) I mezzi di informazione spesso insistono sulla frattura tra minoranza e maggioranza interna alla CGIL, così come parti di alcuni partiti di sinistra. In alcune occasioni esponenti politici hanno azzardato una separazione tra CGIL e FIOM, con un avvicinamento di quest’ultima al sindacalismo di base. C’è un fondo di verità attorno a queste ricostruzioni? Non è un pericolo dividere in questa fase politica il più grande sindacato italiano e l’unica forza organizzata capace di mobilitare forze sociali consistenti?
La CGIl nasce dalla FIOM, non esiste la FIOM senza la confederazione. La confederalità come è stata costruita in Italia è molto diversa da quella degli altri paesi. Qui è fondata sul ruolo delle categorie e sulla dialettica con le categorie, che nella storia della CGIL non sono mai state un’articolazione della confederazione. Il sindacato tedesco, ad esempio, è rovesciato rispetto a quello italiano, è una sorta di coordinamento. La storia del sindacalismo in Italia è molto diversa.
A me pare che lo schema proposto dalla domanda sia totalmente sbagliato, non nel senso che non ci sia una divisione e posizioni diverse tra FIOM e CGIL. La differenza consiste nel fatto che il percorso fatto dalla FIOM in questi ultimi 20 anni circa è stato quello di ragionare esplicitamente sui processi di globalizzazione, per come sono stati costruiti e affermati. Questi mettono in crisi aspetti costitutivi del movimento operaio e del sindacato. C’è la necessità di costruire una situazione totalmente nuova  e di proporre quelle che possono essere le caratteristiche del sindacalismo del futuro. In questa chiave va letto lo sforzo della FIOM.
Il sindacato nasce contro una pura logica di mercato, per porre allo stesso vincoli sociali. Oggi siamo in una fase dove, anche rispetto alla crisi, il neoliberismo viene assunto come valore assoluto, privo di alcun vincolo sociale. La globalizzazione è concepita a partire da questo schema come un conflitto sulla competitività, nel mercato globale come in quello locale.
Il problema del sindacato del futuro è, in questa situazione, come riproporre vincoli sociali in una situazione completamente variata sia nella trasformazione delle imprese che nelle dimensioni del lavoro precario.
FIOM su questo ha fatto una scommessa, scegliendo democrazia, indipendenza e scendendo in piazza a Genova nel 2001, prendendo parte da subito al movimento internazionale alternativo alla globalizzazione. La CGIL ha invece pensato di poter attraversare questa fase con operazioni fondate sul meno peggio: cediamo perché dopo la situazione sarà migliore. La logica è stata invece quella di una radicalità per cui al meno peggio seguiva un altro meno peggio, fino alla situazione attuale, dove ci ritroviamo con un quadro legislativo sconosciuto nella storia della Repubblica italiana.
Come succede in tutte le grandi burocrazie, di cui faccio parte anche io, nel gruppo dirigente della CGIL si è coltivata l’illusione dell’autoconservazione, della chiusura interna. Per assurdo si è ridotto tutti gli spazi di democrazia e si anela alla conservazione sia nei rapporti con i lavoratori che in quelli all’interno della stessa CGIL. E’ la tipica reazione di chi ha paura di aprirsi esplicitamente ad un rapporto che mette in discussione le forme di rappresentanza sociale, così come le abbiamo conosciute.
Questo è tanto più delicato in una fase dove il disagio sociale è destinato a crescere. Temo infatti che siamo solo agli inizi del massacro sociale: ci sarà la necessità di aprirsi ad un rapporto con le parti colpite, altrimenti il disagio sociale potrà evolversi in qualsiasi direzione. Storicamente sappiamo che situazioni simili non si evolvono naturalmente in una sola direzione.
4) Si può aprire una strada di uscita dalla crisi pensando a nuove forme di produzione nel mondo del lavoro, guardando alle esperienze di autogestione operaia in Argentina (oltre 10mila lavoratori in centinaia di stabilimenti) o alle cooperative nate nei nostro Paese a partire dai lavoratori? Possono esperienze come queste fare “sistema”?
Seccamente ti dico no. Sono esperienze positive ma se si pensa che questa sia la risposta alla crisi si coltiva un’illusione, non è così neanche in Argentina.
Rispetto alle cooperative l’esperienza italiana non aiuta, lo dice uno che è cresciuto nella provincia più cooperativizzata d’Italia. Dopo le fasi iniziali si entra in quella delle grandi cooperative, dove l’autogestione non esiste più.  Si tratta di esperienze da favorire, senza pensarle come risposte. Non mi pare che lo stabilimento della FIAT in Argentina sia stato progettato su logiche cooperative, neanche in quel Paese si può ridurre il sistema alla forma della cooperativa.
5) Rispetto alla dimensione europea il sindacato è riuscito a organizzarsi all’altezza delle sfide imposte dal capitale a livello globale? Se così non fosse quale potrebbe essere la strada da intraprendere?
L’esigenza evidenziata dalla domanda rimane per intero. Dire oggi che c’è una risposta sindacale europea all’altezza delle dimensioni dei problemi non è vero. Questo non significa che non ci siano manifestazioni europee ma i rapporti tra le organizzazioni sindacali, oltre ad alcune parole d’ordine di carattere generale, non hanno portato a un coordinamento delle lotte nei diversi paesi.
Tralasciando i documenti, a cui non faccio riferimento, non esiste oggi una pratica sindacale a livello europeo e questo si sconta fortemente. Non è stata costruita un’Europa sociale e politica, quello che esiste oggi è a forte rischio di implosione. Non si possono sottacere neanche le nostre responsabilità, di non essere riusciti a costruire un’Europa fondata sui diritti che definisca una struttura fiscale di carattere progressivo. C’è ad oggi una gara europea quando si parla di diseguaglianza sociale. Prima degli anni ’80 la progressività fiscale negli USA prevedeva un aliquota anche del 70%, poi è arrivata l’epoca di Reagan. Oggi siamo in retroguardia anche rispetto alle tasse di successione. Occorre capire cosa è realmente successo.
Il 15 ottobre può dare visibilità europea alle varie forme di lotta, è una data importante.

giovedì 1 settembre 2011

Un saluto fraterno.

Con estremo dolore ci troviamo a dover salutare il Compagno Ottaviano Papini.
Per noi,Giovani Comunisti, Ottaviano è stato una figura fondamentale per i rapporti con quella associazione della quale era presidente,quell'associazione a cui dobbiamo tutto,l'associazione patriottica più importante d'Italia: l'ANPI.
Ottaviano non solo è il firmatario delle nostre tessere, ma è colui che ci ha avvicinato all'associazione,che ha avvicinato i giovani all'associazione, facendoci scoprire le identità della nostra resistenza,trasmettendoci l'importanza che ha per l'ANPI il continuare a vivere attraverso le nuove generazioni.
La Immagine che abbiamo caricato in questo articolo,è forse quella più rappresentativa del ricordo che abbiamo di Ottaviano. Questa foto fu scattata il 25 aprile 2009,e con lui al centro che porta alta la bandiera della brigata "G.Bozzi" attorno a lui ci sono partigiani,compagni e compagne di altre generazioni e noi giovani, tutti insieme sotto un unica bandiera e con un unica prospettiva: La conservazione della memoria come valore fondamentale della patria.
Grazie Ottaviano, continueremo lungo la strada che ci hai tracciato.