giovedì 31 marzo 2011

SIT-IN CONTRO LA GUERRA IN LIBIA






SABATO 2 APRILE
GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

A PISTOIA ORE 17
SIT-IN PIAZZA GAVINANA (GLOBO)


CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA

PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI

PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI

CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI, LE REPRESSIONI IN CORSO,

PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE

PER CHIEDERE

LO STOP AI BOMBARDAMENTI E IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA
per fermare la guerra, la repressione ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.
IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PARTECIPAZIONE ATTIVA IN TUTTE LE PIAZZE D'ITALIA.
COORDINAMENTO PISTOIESE CONTRO LA GUERRA

Un incontro di energie una generazione unita. A sinistra

L'aria che tira è aria di guerra, e si aggiunge all'aria già viziata nel nostro Paese dall'attacco ai lavoratori, financo dalla riproposizione scellerata del nucleare. Contemporaneamente, venti di rivolta attraversano il nord Africa.
Ma anche in Europa non si sta a guardare: insieme alle mobilitazioni sociali che l'attraversano, i partiti di sinistra e comunisti raccolgono forti consensi nelle amministrative di questi giorni, dal 9 per cento raccolto dal Fronte di Sinistra in Francia alla Russia dove il Partito Comunista raggiunge il 30 per cento, confermandosi secondo partito nazionale, al 23 per cento raccolto in Sassonia dalla Linke, secondo partito.
I comunisti e la sinistra italiana, pur nell'enorme difficoltà della fase, hanno la possibilità di affermare e confermare le proprie scelte di campo contro la guerra, con gli studenti e con i lavoratori.
I giovani possono essere il motore di queste battaglie: dopo aver sostenuto con forza e passione le lotte in difesa della scuola pubblica e del mondo del lavoro, l'immediata reazione dei Giovani Comunisti all'annuncio dell'attacco militare dell'Occidente in Libia ci parla ancora una volta di un'organizzazione vitale composta da giovani pronti a sacrificarsi e a buttarsi a capofitto nella militanza politica e nella lotta.
In tutta Italia, dalle metropoli al più piccolo circolo, dalla Sicilia, terra militarizzata e base di partenza dei raid, a Torino i giovani della Federazione della Sinistra si mobilitano pieni di rabbia contro l'ennesima guerra. Senza se e senza ma rivendichiamo le nostre posizioni con estrema coerenza. Quei giovani attivi contro la guerra, sollecitati e mobilitati nella gran parte dei casi dai Giovani Comunisti, sono un corpo unico, composto da migliaia di compagne e compagni.
Ovviamente non è una novità, ma è una rassicurante certezza. Una naturale coincidenza di intenti e una consapevole voglia di sentirsi parte della stessa famiglia. E rispetto a questo non si può rimanere a guardare.
L'errore drammatico sarebbe se, pur consapevoli di ciò, non si portasse a compimento il progetto di dar vita ad un soggetto aggregante generazionale di sinistra, dentro il quale i Giovani Comunisti e la Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani non hanno più alibi per rimanere divisi. Un progetto avviato da qualche anno e che continua a muoversi troppo a rilento.
Già in molti territori sono nati coordinamenti unitarie tra le due forze che di fatto operano quotidianamente insieme lavorando negli stessi luoghi e incontrandosi nelle stesse stanze. Un incontro di energie che ha ridato forza a molti territori in difficoltà. Una richiesta reale che viene dal basso. Ma che, ben inteso, non deve fermarsi alle due giovanili comuniste. Un folto arcipelago di associazioni, movimenti e singoli devono essere pienamente inseriti in tale percorso, arricchendo ancora di più il processo.
Come spesso accade, i gruppi dirigenti (una parte dei gruppi dirigenti) rischiano di rimanere troppo indietro rispetto allo stato reale delle organizzazioni. Come spesso accade, i territori stanno indicando la linea.
La costruzione della Federazione ci ha dimostrato che non dobbiamo avere paura di compiere le scelte unitarie che i compagni ci chiedono a viva voce. E' necessario uno slancio decisionale che ci permetta, in tempi brevi, di focalizzare tutte le nostre energie sulla politica, eliminando i tentennamenti tattici che i compagni hanno già superato nei territori in nome delle battaglie, della storia e di un'idea di futuro comuni.
Superiamo le diffidenze. Con tutta la nostra forza e tutta la nostra passione.


Francesco D'Agresta,coordinamento nazionale Giovani Comunisti
fonte: www.esserecomunisti.it

martedì 29 marzo 2011

Ripartire nei piccoli comuni,un esempio arriva da Figline.

Come fare conoscere un soggetto politico neonascente(o comunque che cerca una rinascita)nei piccoli comuni?
Un esempio ci arriva dal comune di Figline,dove Dmitrij Palagi (coordinatore regionale dei GC),è candidato sindaco per la lista della Federazione della Sinistra.
La ricetta che traspare a primo impatto è semplice: traspare l'immagine di un ragazzo di 22 anni che guida una lista con un chiaro programma politico,che presenta delle risoluzioni chiare per i problemi del comune,sfidando anche una coalizione di centrosinistra che ha chiare difficoltà a condurre una politica trasparente.
Come circolo che opera in piccoli comuni della montagna pistoiese seguiremo attentamente le vicende di Figline,per poter trarre esempio in una nostra montagna che dimostra in alcuni casi alcune situazioni analoghe.

http://www.fdsfigline.it/cambiare-figline/

lunedì 28 marzo 2011

DOCUMENTO POLITICO SULLA GUERRA IN LIBIA VOTATO DAL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIOVANI COMUNISTI


DOCUMENTO POLITICO SULLA GUERRA IN LIBIA votato dal coordinamento nazionale dei Giovani Comunisti il 27 marzo 2011

I Giovani Comunisti hanno mobilitato sin dalla prima notte dei bombardamenti le proprie strutture territoriali, promuovendo conseguentemente iniziative (assemblee, sit-in, presidi, manifestazioni) ovunque è stato possibile. In continuità con le iniziative già organizzate, nei prossimi giorni moltiplicheremo i nostri sforzi per promuovere e partecipare a nuove iniziative di mobilitazione (a partire dagli appuntamenti del 29 marzo e del 2 aprile) che corrispondano al grande bisogno di opposizione alla guerra.
In coerenza con un’analisi prodotta già nei primi giorni della rivolta libica (nei quali già intravedevamo il rischio concretissimo di un intervento militare), abbiamo denunciato con tutta la forza di cui siamo stati capaci l’aggressione alla Libia.
Il coordinamento nazionale ribadisce i punti essenziali dell’analisi svolta nei giorni scorsi:
a)    siamo contrari alla guerra perché viviamo con sofferenza ogni intervento militare e ogni violenza che è sempre, in ogni caso, una sconfitta per le donne e gli uomini che pensano che ai conflitti si possa dare una soluzione politica e diplomatica;
b)   siamo contrari alla guerra perché intravediamo nell’aggressione precisi interessi economici e geo-politici neo-coloniali (la Libia è strategicamente importante perché è posizionata al centro dell’area più decisiva del mondo, il Mediterraneo; e la Libia detiene enorme riserve di gas e petrolio, risorse energetiche di buonissima qualità e più vicine e quindi economicamente trasportabili in Europa. Il vero obiettivo di Usa e Unione Europea è mettere le mani sul rubinetto energetico libico, da cui dipendono in gran parte l’Europa e la Cina, e ridisegnare gli equilibri in un’area – dal nord Africa all’Iran – dove la presa delle potenze occidentali si è costantemente indebolita negli ultimi anni, a seguito delle fallimentari esperienze militari dell’ultimo decennio);
c)    siamo contrari ad una guerra avviata da una scriteriata risoluzione delle Nazioni Unite, illegittima nella misura in cui non rispetta gli articoli 40 e 41 del suo Statuto, che prevedono la possibilità di interventi militari solo nel caso falliscano tutte le azioni diplomatiche e di mediazione (e che evidentemente non sono state esperite dalla comunità internazionale);
d)   le motivazioni con cui la guerra è stata dichiarata (motivazioni “umanitarie”, in coerenza con la triste teoria di interventi “democratici” avviati dodici anni fa con l’aggressione alla Jugoslavia) sono fondate sulla menzogna e sulla estremizzazione e caricaturizzazione di una realtà oggettivamente conflittuale e repressiva (si è parlato addirittura di fosse comuni, 10.000 vittime in 24 ore, bombardamenti a tappeto sui civili, genocidio);
e)    non ci sfugge, al contrario, che le reali motivazioni sulle quali si fonda l’intervento, come dimostrano le diverse collocazioni di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e  l’astensione, con motivazioni molto diverse tra loro, di Germania, Cina e Russia, si inscrivono in un contesto di conflitto tra grandi potenze e anche tra grandi potenze imperialistiche per il controllo economico e geostrategico dell’area e per la ridefinizione dei rapporti di forze a livello globale e nella stessa Unione Europea;
f)     la nostra contrarietà alla guerra non modifica il nostro giudizio sul regime di Gheddafi: un regime che da molti anni ha abbandonato il processo di socializzazione delle risorse energetiche che lo aveva contraddistinto dopo la liberazione anti-monarchica, che ha cambiato il proprio orientamento internazionale (con una progressiva subordinazione alle ragioni delle multinazionali europee e agli interessi delle potenze occidentali, a partire dall’Italia) e anche – in termini altrettanto regressivi – il proprio rapporto con la popolazione;
g)    dentro questo quadro si colloca il nostro giudizio sui sommovimenti libici, in cui senz’altro hanno vissuto istanze di libertà, democrazia e rinnovamento generazionale simili a quelle che hanno segnato le rivolte in Egitto e Tunisia (ma anche in Algeria, nello Yemen, nel Bahrein e in Giordania), ma che vanno analizzati in maniera più articolata. Lo scontro tribale, il conflitto inter-regionale, la particolare condizione sociale ed economica del Paese (la Libia ha un reddito pro capite sei volte superiore a quello egiziano), lo scontro interno al blocco di potere di Gheddafi, il ruolo degli Stati Uniti d’America, dell’Inghilterra e della Francia nel finanziamento e nell’armamento delle rivolte sono peculiarità della situazione libica che vanno adeguatamente considerate;
h)   il possibile cambio di regime in Libia e quindi la caduta di Gheddafi per mano dell'Occidente in armi avrebbe l'effetto di rafforzare le posizioni della parte degli insorti interessata a sostituire il regime nella gestione delle risorse energetiche del Paese in un quadro magari formalmente più democratico, ma sotto protettorato occidentale e senza alcun cambiamento delle condizioni sociali delle masse libiche. Contestualmente sarebbero quindi indebolite le istanze dei settori più genuini della rivolta. Questo precedente avrebbe poi un effetto negativo di riflesso sul vento di rivolta che interessa il mondo arabo, a partire da quei Paesi (come l'Egitto e la Tunisia) in cui le popolazioni si sono autodeterminate e liberate, con le proprie forze, da regimi oppressivi e reazionari.

A fronte di tutto ciò la nostra linea e il nostro impegno sono chiari: lavorare in ogni singolo territorio e a livello nazionale per la costruzione di un forte e unito movimento di massa contro la guerra, che va sostenuto e accompagnato, a maggior ragione in un contesto oggettivamente difficoltoso come questo.
Dentro questo impegno sta il nostro giudizio sulle posizioni in merito alla situazione libica dei gruppi dirigenti del Partito democratico e delle altre forze moderate interne al centro-sinistra. Un giudizio radicalmente negativo, ma che muove dalla presa d’atto che tutte le socialdemocrazie europee (a partire da quel che resta di quella italiana) hanno improntato la propria politica estera al concetto (tragico e irricevibile) dell’esportazione della democrazia.
Le parole d’ordine con le quali i Giovani Comunisti partecipano e parteciperanno nelle prossime settimane alle mobilitazioni sono:
-       no alla guerra senza se e senza ma;
-       chiusura delle basi NATO e statunitensi situate sul territorio italiano e uscita dell’Italia dalla NATO;
-       riconoscimento del principio di non ingerenza, del diritto dei popoli (anche del popolo libico) alla propria autonomia, alla propria indipendenza e alla propria sovranità;
-       stop ai bombardamenti e avvio di un processo internazionale di pace che, attraverso il coinvolgimento delle diplomazie dei Paesi più avanzati, esprima una delegazione e imbocchi risolutamente la via del negoziato tra le parti in conflitto;
-       il prosieguo e il rafforzamento di uno sforzo di solidarietà internazionalista in connessione con le realtà generazionali comuniste, socialiste e democratiche per la ripresa di una forte lotta antiimperialista e per la pace.

Simone Oggionni
Daniele Maffione
Francesco D’Agresta
Antonio Perillo
Anna Belligero
Michela Tripodi

venerdì 25 marzo 2011

Appello: fermiamo la guerra in Libia!

PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO, INVIATE UNA MAIL A fermiamolaguerra@gmail.com
Dopo una vergognosa campagna mediatica, che ha negato fin dal principio qualsiasi ipotesi di soluzione diplomatica, eccoci oggi sprofondati nel tunnel della guerra. Sotto le bombe muoiono così non solo i cittadini di Tripoli ma gli ideali stessi che hanno portato in piazza tanti giovani nei Paesi arabi.
La prima vittima di una guerra è sempre la verità, perché solo con la menzogna e l’inganno è possibile giustificare l’uso della forza contro i popoli al fine di depredarli delle loro risorse.
Anche nel caso della Libia i motivi che spingono gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e anche l’Italia a far rullare i tamburi di guerra riguardano le immense ricchezze del sottosuolo: gas e petrolio. In Libia oggi è in corso un’autentica guerra civile, con uno scontro politico tribale e tra fazioni, in cui si mescolano anche le giuste aspirazioni dei giovani a liberarsi da ogni forma di oppressione e di ingiustizia sociale. I tratti autoritari e repressivi del regime di Gheddafi e le violenze degli scontri armati di questi giorni non ci faranno cadere nel tranello bellico.

Noi ripudiamo la guerra e affermiamo la nostra contrarietà ad ogni tipo di intervento armato in Libia, ivi compresa la no-fly zone. Non vogliamo assistere in silenzio ad una nuova “guerra umanitaria”.
Chiediamo l’immediato cessate il fuoco. Facciamo appello alla comunità internazionale affinché si ponga fine ad ogni ingerenza straniera e rilanciamo l’ipotesi di una soluzione diplomatica che veda protagonisti i Paesi del sud del mondo ad iniziare da quelli africani e sudamericani.

Nel pieno rispetto dell’art.11 della nostra Costituzione, chiediamo al Parlamento e al governo di fermare la guerra impedendo l’utilizzo delle basi italiane e di sostenere la soluzione negoziale alla crisi. Facciamo appello ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, alle forze politiche e sindacali e a tutte le cittadine e cittadini affinché si adoperino a far crescere le mobilitazioni unitarie contro la guerra, anche con una grande manifestazione nazionale.


PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO, INVIATE UNA MAIL A fermiamolaguerra@gmail.com


PRIME ADESIONI:
1. AMATO FABIO, Responsabile Esteri Prc
2. AMATO ROSALIA, Centro Gramsci
3. ANTONINI ENNIO, Centro Gramsci
4. ARZARELLO FLAVIO, Coordinatore nazionale FGCI
5. BATTIGLIA ROBERTO, Coordinatore Nuestra America
6. BELLIGERO ANNA, Portavoce nazionale GC
7. BELLIGONI MAURIZIO, Psichiatra – Seg. Reg. PRC Marche
8. BELMONTE ALESSANDRO, Blogger ilbriganterosso.it
9. BIANCHETTI FILIPPO, Gaza Freedom March
10. BIEMMI INES
11. BONAJUTO EMILIA
12. BURGIO ALBERTO, Docente Universitario
13. CAPONI ALESSANDRA, Comitato STOP Agrexco Roma
14. CAPRI CHIUMARULO ROCCO, Attore
15. CARARO SERGIO, Direttore Contropiano
16. CATONE ANDREA, Saggista e storico – Direttore rivista Ernesto
17. CECCONI PATRIZIA, Associazione Amici Mezza Luna Rossa
18. CESARIO GIAN PIERO
19. COSTA RENATO, Segretario Regionale CGIL-Medici, Sicilia
20. CRESCI FEDERICA, PRC
21. CUCCIOLLA ARTURO, Architetto
22. DAHMASH WASIM, Docente Universitario
23. DAL TOSO MARCO, Coord. FDS Milano, Cpn PRC
24. DE CECCO MARCO, Cristiani per la pace
25. DE SANCTIS PIERO, Centro Gramsci
26. DELFINO PESCE VITTORIO, Docente Universitario
27. DI DONATO ALESSIA, Redazione Oltre|Media.it
28. DILIBERTO OLIVIERO, Segretario PdCI
29. DINUCCI MANLIO, Saggista e collaboratore del Manifesto
30. DONNO ADA, Presidente AWMR Italia – Donne della regione mediterranea
31. DORSI ANGELO, Storico
32. FEDELI STEFANO, PdCI
33. FRANCESCAGLIA FRANCESCO, Responsabile Esteri PdCI
34. FRISOLI GIOVANNA, RSU Comune Milano
35. GEIMONAT MARIO, Docente Universtario Ca’ Foscari Venezia – Presidente Centro Gramsci
36. GEMMA MAURO, Direttore Ernesto On-line
37. GENOVALI ANDREA, Presidente PuntoCritico
38. GIACCHÈ VLADIMIRO, Economista
39. GIACOMINI RUGGERO, Storico dei movimenti per la pace e della resistenza
40. GIANNINI FOSCO, Senatore PRC XV legislatura
41. GIORDANO ENRICO, ARCI Ferrara
42. GRASSI CLAUDIO, Segreteria nazionale PRC
43. GRISOLIA MARCO, FGCI Milano
44. GUARNIERI ANTONELLA, Docente Storia Università Ferrara
45. HOBEL ALESSANDRO, Storico del movimento operaio
46. IANNETTI FABRIZIO
47. IOZZO ALFONSO, Medico di base
48. JACHETTI IVANA, Servizio cultura Giunta regionale Marche
49. JEAN GASPARE
50. LABANCA FEDERICA
51. LEONELLO ALESSIA, Fotoreporter – Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila
52. LICANDRO ORAZIO, Resp. organizzazione PdCI – FDS
53. LIMITI STEFANIA, Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila
54. LOCHE ELENA
55. LOCHE GIULIA
56. LOREFICE GIORDANO
57. LOSURDO DOMENICO, Filosofo
58. LUCHETTI ROBERTO, Rete disarmiamoli
59. MAGNI GIANPIERO
60. MANGANI LIDIA, Preside – Cgil nazionale scuola
61. MANNOCCI LUANA, Medico
62. MARCELLI FABIO, Ricercatore CNR – Giuristi Democratici
63. MARINGIÒ FRANCESCO, Associazione Marx XXI
64. MARINO LUIGI, Associazione Massimo Gorki Napoli
65. MERLIN VLADIMIRO, Consigliere Comunale Milano – Federazione della Sinistra
66. MESSINA RICCARDO, Avvocato
67. MICHELE GIORGIO, Giornalista de Il Manifesto
68. MIDOLO SEBASTIANO, Movimento contro la base di Sigonella
69. MILENA FIORE, PdCI
70. MINGARELLI MARIANO, Attivista pro Palestina
71. MONTANARI LAURA, Fotoreporter
72. MURA ROSANGELA
73. MUSOLINO MAURIZIO, Giornalista – PdCI
74. MUSSI LORETTA, Presidente Un ponte per…
75. NESPOLO CARLA, Presidente Istituto Storico Resistenza Alessandria
76. NICOTRI PINO, Giornalista
77. NOBILE FABIO, Consigliere regionale Lazio – Federazione della Sinistra
78. NOCERA MAURIZIO, Scrittore
79. OGGIONNI SIMONE, Portavoce nazionale GC
80. PAGANO MANUELE
81. PALERMI MANUELA, PdCI – Federazione della Sinistra
82. PALMIERI ENRICA, Insegnante danza Accademia nazionale danza Roma
83. PAVAN GIANMARIA
84. PERRONE NICO, Coordinatore Fds Bari
85. PIAZZA TANO, Movimento “No Ponte”, Messina
86. RICCI RODOLFO, FILEF Nazionale
87. RIGOTTI EMILIO
88. RIZZATI FRANCESCO, Consigliere Comunale Milano PdCI – FDS
89. RODILOSSO LUCA
90. SABINO LOREDANA, Cantante
91. SALEH BASSAM, Corrispondente di ALNAHARNEWS in Italia
92. SALMAN YOUSEF, Delegato Mezzaluna Rossa in Italia
93. SANTOPADRE MARCO, Direttore Radio Città Aperta
94. SELLER LUCIANO
95. SEVERINI MARINO, Voce e chitarra de “La Gang”
96. SINISI ANGELA
97. SORINI FAUSTO, Associazione Marx XXI
98. SOSSIO SACCHETTI FRANCESCO, Musicista
99. SQUIZZATO ALESSANDRO
100. STERI BRUNO, Direttore “Essere Comunisti”
101. TIBALDI DINO, Senatore PdCI XV legislatura
102. TOSTO TIZIANA, Attrice teatrale
103. TROMBONI DELFINA, Storica – Direttrice museo risorgimento e resistenza di Ferrara
104. URRO GIOVANNI, Assessore Sesto San Giovanni
105. VASAPOLLO LUCIANO, Docente Universitario
106. VELCHI ROMINA, Vice Direttore Liberazione
107. ZANABONI PIETRO

martedì 22 marzo 2011

Conclusione in seguito ad una lettura della risoluzione ONU:Intervento CRIMINALE come ogni intervento militare.

Per capire che l'intervento Italiano in Libia è criminale dal momento che l'Italia ha incominciato a bombardare Tripoli,basterebbe leggere l'articolo 11 della costituzione("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."),ma non è criminale solo l'intervento dell'Italia quanto l'intervento delle Nazioni Unite in generale,visto che viene perpetuata nei confronti della Libia una azione forte,simile a quella effettuata nei balcani,con un documento di risoluzione vago e contraddittorio,o addirittura atroce in alcuni passaggi:
L'imposizione della "No fly zone"vieta alla Libia ogni volo con l'obbietivo di proteggere i civili,a meno che non siano voli a scopo umanitario(tutto questo mentre i caccia delle potenze occidentali bombardano la capitale...),viene esclusa la possibilità di avere una forza occupante,ma non quella di bombardare senza pietà.
E dove è la motivazione ufficiale dell'intervento in Libia?Non esiste.Nonostante ciò che viene detto e fatto non esiste una motivazione ufficiale dell'intervento NATO,questo rafforza la nostra convinzione che questo intervento è solo una scusa per impadronirsi delle risorse economiche libiche e per riuscire ad interloquire in maniera amichevole con gli stati rivoltosi del nord-africa.
Il problema quindi,non è dimostrarzi "pro o contro gheddafi" o "pro o contro la NATO",ma essere contro a priori ad ogni guerra,essere contro ad ogni privazione di libertà,non è possibile sostenere gheddafi perché priva il popolo libico ed i migranti di un effettiva libertà,non è possibile sostenere la NATO perché guerrafondaia,movente del braccio armato delle forze imperialiste.
Dffidiamo dunque anche dal centrosinistra che sostiene l'intervento,e in questo campo troviamo una situazione veramente drammatica,perché persino SEL,unica forza di sinistra in crescita,tentenna sulla posizione da mantenere,mentre la FdS ha modo di fare sentire la sua contrarietà categorica solo attraverso il web e iniziative nelle città portate avanti dai militanti (come vedremo anche a Pistoia).
E come se non bastasse,il conflitto graverebbe ancora di più sui nostri portafogli:pensiamo a quanto salirebbero le nostre spese militari visto che attualmente sono a 65 milioni il giorno.

sabato 19 marzo 2011

PARTE LA GUERRA IN LIBIA,LA FARSA DELLA "NO-FLY ZONE"

I caccia francesi sorvolano già i cieli libici.Rispetto all'imposizione della "no-fly zone" in libia e l'attacco da parte delle forze NATO,il NO deve essere categorico! Non vogliamo l'ennesima guerra per servire l'imperialismo occidentale.Si guardi anche agli altri stati del mondo dove vengono commessi atroci crimini contro gli articoli della carta universale per i diritti dell'uomo,a partire da Israele e la base americana a Guantanamo.
In queste ore viene violata la sovranità di uno stato nel nome del capitale.
E' le altre forze di sinistra?Quale è la loro posizione,la loro linea rispetto alla situazione libica?
Il PD(exDS/Margherita) è ormai da sempre che ha svenduto il culo,mentre Vendola resta ambiguo,specifichiamo Vendola e non SEL perché sono molteplici le realtà giovanili o di base del partito dove la posizione contro la guerra imperialista è netta.
Come Federazione della Sinistra avvieremo iniziative a livello provinciale,la presenza è doverosa,per ogni montano,per ogni italiano che non vuole avere il rischio di trovarsi un razzo libico alle costole e di continuare a lustrare le scarpe alle altre potenze occidentali a discapito delle nostre tasche e della nostra dignità.

venerdì 18 marzo 2011

Giappone: i comunisti avvisarono del rischio nucleare

Un precedente allarme del Partito Comunista Giapponese: gli tsunami possono impedire il raffreddamento dei reattori nucleari giapponesi
di Teresa Albano su cpusa.org, traduzione di Roberto Capizzi per www.gctoscana.eu
Membri della Dieta (il parlamento giapponese ndr) del PCG avevano avvertito nel 2006 e nel 2010 che le centrali nucleari erano a rischio guasto da Tsunami

Il Japan Press Service ha realizzato nel corso degl'anni diversi reportage sulla sicurezza delle centrali nucleari, sulla salute dei lavoratori e sulle lotte per la salute. Membri della Dieta del PCG avevano avvertito nel 2006 e nel 2010 che le centrali nucleari erano a rischio guasto da tsunami.

Nel 2006, il parlamentare del Partito Comunista Giapponese Yoshii Hidekatsu ha rivelato che nel caso in cui le risacche degli tsunami facciano scendere il livello del mare di cinque metri, 43 reattori nucleari (circa l'80%) in Giappone avrebbero affrontato il pericolo di non essere in grado di utilizzare l'acqua del mare per il raffreddamento, indicando alla Commissione Bilancio della Camera dei Rappresentanti la fusione del nocciolo come una possibilità.
Yoshii dichiarò “Dobbiamo prendere in considerazione lo scenario peggiore come la fusione del nocciolo e l'eruzione di vapore acqueo che può succedere se il calore di decadimento non viene rimosso” e chiese al governo di prendere le misure appropriate contro tali incidenti.

A seguito di uno tsunami del 2010, il consigliere comunale di Onagawa Takano dichiarò “il pericolo associato allo tsunami può essere un'incognita quando si tratta di impianti nucleari. Il governo è responsabile di verificare seriamente la sicurezza quando le prese sono ostruite da sabbia e oggetti fluttuanti senza che vi sia un solo richiamo alla sicurezza”.

E il membro della Camera dei Rappresentanti Yoshii ha dichiarato: Un aumento del livello del mare, legato ad uno tsunami può sommergere le pompe di raffreddamento, ed un abbassamento del livello del mare può causare la mancanza d'acqua per il raffreddamento. Questi guasti possono portare ad una fusione. Il PCG lavorerà per migliorare le misure di protezione contro terremoti e tsunami.

Il PCG fa appello ad “una squadra indipendente di esperti” per far fronte alla crisi nucleare e ad uno sforzo di tutti per la ripresa ed il salvataggio di vite umane.


FONTE: www.gctoscana.eu   18/03/2011

mercoledì 16 marzo 2011

GLI STUDENTI DELLA MONTAGNA SONO I PIU DISAGIATI,APPELLO AGLI ISTITUTI PISTOIESI.

Ad ogni montanaro che è o è stato studente in qualche istituto Pistoiese,quante volte è capitato di sentirsi dire "Ma sei matto?A che ora ti svegli la  mattina" oppure "Io non ce la farei mai a fare una vita come la vostra".
Immagino che sia accaduto molto spesso anche di rimanere bloccati per neve,di perdere ore di scuola preziose perché il ghiaccio ha fatto fare un incidente e quindi il traffico è bloccato,che l'autobus avesse un guasto mentre salive per "Le Piastre" eccetera eccetera...
Ma spesso purtroppo accade anche incomprensione da parte dei dirigenti scolastici per la nostra posizione disagiata,che spesso ci costringe a fare ritardi,ad essere proprio assenti o a prendere autobus che arrivano tardi a casa nostra,anche se uno che ci tornerebbe comodo passa 5 min. prima dell'uscita (come accade agli studenti del Liceo artistico,ex ISA,"Petrocchi").
Facciamo appello ai dirigenti scolastici di Pistoia,affinché comprendano il disagio di studenti che devono pagare 200€ di abbonamento COPIT ogni anno,che devono svegliari,spesso,prima delle 6 di mattina ogni giorno,tutto questo per vedere a loro dato il diritto allo studio.
Molti dicono "Perché non andate a scuola a San Marcello?",ma non a tutti può andar bene di svolgere un percorso di studi IGEA,ITIS o Scientifico,anche se l'istituto comprensivo di San Marcello Pistoiese merita i complimenti di tutti perché riesce a mantenere un servizio scolastico all'avanguardia che deve essere esempio per tutti gli istituti pistoiesi.

lunedì 14 marzo 2011

VIVA L'ITALIA!


ALCUNE CITAZIONI DI GRANDI PATRIOTI IN OCCASIONE DEL CENTOCINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELL'UNITA'D'ITALIA.
-Non è più degno morire da valorosi, piuttosto che trascorrere passivamente e con vergogna un'esistenza misera e senza onori, soggetti allo scherno e all'alterigia?- Catilina
-Vile, tu uccidi un uomo morto!- F.Ferrucci al traditore Maramaldo
-Finché, domestica o straniera, voi avete tirannide, come potete aver patria? La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo.- Giuseppe Mazzini
-Se il papa è andato via,buon viaggio e così sia!Non morirem d'affanno perché fuggì un tiranno.-G.Mameli
-Qui si fa l'Italia o si muore!-G.Garibaldi
-Il prete è l'assassino dell'anima poiché in tutti i tempi egli ha fomentato l'ignoranza e perseguito la scienza.-G.Garibaldi
-Dato che dobbiamo costruire il Paese, costruiamo repertori, enciclopedie, dizionari.-A.Gramsci
-Rivolgiamo un saluto e un omaggio al nostro paese, che noi amiamo, per il bene del quale abbiamo lavorato e combattuto e al quale vogliamo dare e daremo, con la vittoria della democrazia e del socialismo, felicità, benessere e progresso, sicurezza, indipendenza, libertà e pace. Andiamo avanti,per l'emancipazione del lavoro, per il rinnovamento democratico e socialista dell'Italia, per il trionfo del comunismo.-P.Togliatti da Mosca in esilio
-L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.-S.Pertini
-Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.-P.Calamandrei
-La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c'è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.-P.P.Pasolini
-Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.-P.Calamandrei


domenica 13 marzo 2011

Uniti per lo sciopero generale!

Uniti per lo sciopero - Per una nuova primavera
il manifesto - 12/03/2011
l prossimo 6 maggio 2011 lo Sciopero Generale indetto dalla Cgil si presenta come una grande occasione per il cambiamento nel nostro paese. Non sarà una data rituale, e questo è gia dimostrato non solo per come è stato letteralmente costruito dal basso, dalle lotte di questi mesi, ma anche dal fatto che l’indizione delle “quattro ore” fatta dalla segreteria, è già stata estesa per l’intera giornata da molte categorie, dal commercio alla funzione pubblica, alle telecomunicazioni, agli edili, e proposta dal segretario generale dei metalmeccanici alla propria categoria.
In questi mesi le lotte per i diritti, la democrazia e la dignità, hanno attraversato piazze e strade da sud a nord, riempiendosi di centinaia di migliaia di persone, donne e uomini che dall’università e dalla fabbrica, dalle loro case dai loro territori, sono uscitirendendo visibile un’idea altra e diversa di società da quella che sembra essere l’unica possibile, quella imposta dai fatti che accadono uno dopo l’altro e ci precipitano addosso dall’alto.
Sembra ineluttabile infatti il declino a cui è condannata la condizione del lavoro, ridotta a una compravendita di corpi e intelligenze al massimo ribasso, privata di diritti e dignità, schiava delle imposizioni di chi accumula enormi quantità di denaro e potere grazie alla rendita sulle speculazioni finanziarie.
A Pomigliano e Mirafiori, nella scuola o all’Università, chi governa lo fa in funzione degli interessi privati di pochi, trasformando i beni comuni, siano essi i diritti o le risorse, la conoscenza o la ricchezza generale prodotta, in qualcosa che è “privato”, di pochi e per gli scopi di pochi.
La democrazia diviene così il campo libero di manovra di una rete di oligarchie, le cricche, le caste, i potentati di affari, le lobbies senza scrupolo alcuno, le bande di arraffoni, corrotti, mafiosi.

La democrazia viene svuotata perché “privata” del controllo pubblico sulle scelte che riguardano tutti; separata dalla giustizia sociale che è il suo fine.  Noi crediamo che sia giunto il momento di dire basta. E’ il momento di affermare con la forza di una partecipazione ed impegno civile e sociale che non vi è più alcuna differenza tra le lotte contro il ddl Gelmini e quelle degli operai e operaie della Fiat, tra la battaglia democratica contro l’oligarchia al potere e le sue nefandezze pubbliche e private e quella per la dignità delle donne sul lavoro e nella società.
Non deve più esserci nessuna separazione tra democrazia e diritti, tra costituzione formale e materiale. Aggravata dalla proposta del Ministro della Giustizia di rendere la Corte Costituzionale dipendente dal Governo di turno. Le lotte di questi mesi ci hanno mostrato un altro paese, orgogliosamente vicino alla vita vera, quella piena di difficoltà e di incertezze, di chi ha poco, di chi deve guadagnarsi tutto, conquistarsi passo passo ogni cosa.
Il vento che arriva dal sud di questa Europa, ci dice che insieme, in tanti e diversi, possiamo sconfiggere ciò che sembra invincibile, possiamo e dobbiamo sconfiggere la violenza della guerra contro le popolazioni che manifestano in strada e allo stesso tempo l’idea che la democrazia si possa esportare con i bombardamenti.
Possiamo e dobbiamo far tornare a vivere la lotta per la pace e dare un corpo comune ai sogni e alle speranze, trasformando la resistenza e l’indignazione in un’idea di nuova società, di nuova democrazia. E’ per questo che riteniamo lo sciopero generale l’occasione di praticare insieme questo esercizio di libertà, di essere tutti uniti perché il 6 maggio questo paese si fermi veramente e guardi come prendere in mano il suo futuro.  A partire anche dal percorso di Uniticontrolacrisi che ha avuto origine nella grande manifestazione della Fiom del 16 ottobre scorso, facciamo appello a tutti coloro che si stanno mobilitando nei propri luoghi di vita, nelle industrie, nell’università e nella scuola, nelle realtà del lavoro autonomo di seconda generazione, agli intellettuali, agli artisti e a tutto il mondo della conoscenza e dell’informazione, ai comitati ambientali e a coloro che si battono con i migranti per i diritti negati, alle donne, perché questo sciopero sia costruito dal basso, città per città, quartiere per quartiere, e si concretizzi in una grande e lunghissima giornata di protesta e proposta.
Uno sciopero che sappia unire l’indignazione con la lotta per i diritti sociali, che sia quindi una sollevazione del popolo della nuova democrazia e della nuova società. Per costruirlo insieme bisogna cominciare subito a mescolarci gli uni con gli altri, a confrontarci tra tanti e diversi su come fare, su cosa significhi “bloccare il paese”. Auspichiamo che si possa trovarci a discuterne in una grande assemblea nazionale per il prossimo 25 marzo a Roma, a ridosso della manifestazione in difesa dell’acqua pubblica e per i referendum. La primavera è già iniziata.
Gianni Rinaldini, Gino Strada, Don Andrea Gallo, Maurizio Landini, Luca Casarini, , Loris Campetti, , Michele De Palma, Rossana Rossanda, Moni Ovadia, Paolo Flores d’Arcais, Giorgio Cremaschi, Luciano Gallino, Andrea Alzetta, Francesco Raparelli, Betty Leone, Vilma Mazza, Marco Bersani, Luca Tornatore, , Gianmarco de Pieri, Paolo Cognini, Roberta Fantozzi, Eva Gilmore, Roberto Iovino, Emiliano Viccaro, Luca Cafagna, Simone Famularo, Eva Pinna, Giuliano Santoro, Simona Ammerata, Antonio Musella, Claudio Riccio, Mariano Di Palma, Giuseppe De Marzo, Roberto Giudici, Franz Purpura, Claudio Sanita, Matteo Jade, Massimo Torelli, Guido Viale, Ugo Mattei, Mario Agostinelli.
Per adesioni redazione@ilmanifesto.it



FONTE: www.gctoscana.eu

Trasporto pubblico:"CHE DISASTRO!"


I GC stanno portando avanti in queste settimane un'iniziativa a livello provinciale riguardo l'efficienza del servizio COPIT in seguito ad i pesanti tagli mossi dal governo e le ultime modifiche apportate alle linee urbane (introduzione del "Micco").
Una decina di militanti GC si è mossa di fermata in fermata a fare compilare un questionario (che potrete compilare anche voi in questa pagina: http://www.gctoscana.eu/index.php?option=com_content&view=article&catid=29&id=490&Itemid=9 ) che pensionati,studenti e pendolari hanno compilato con inaspettata partecipazione.
La campagna non è ancora terminata,ma volevamo sottolineare un episodio particolare accaduto nei giorni scorsi.
Alcuni militanti stavano facendo compilare il questionario all'interno della stazione,quando era in attesa di partire il treno della linea Pistoia-Porretta.
E' stata la prima volta in cui erano i passeggeri a voler compilare il questionario con un entusiasmo e una rabbia incredibile perché presto la loro linea ferroviaria verrà tagliata,obbligandoli a prendere una linea COPIT sostitutiva,meno comoda e più pericolosa per le strade de "la porrettana".Purtroppo non abbiamo potuto far compilare a tutti il questionario,ma torneremo presto e ribadiamo ancora una volta la vicinanza ai passeggeri de "la porrettana" e il nostro sostegno alla loro lotta.
FONTE: gcpistoia.blogspot.com

sabato 12 marzo 2011

IL 17 MARZO SCENDIAMO GIU DAI MONTI

Come Giovani Comunisti abbiamo aderito alla manifestazione che si svolgerà a Firenze il 17 marzo (ore 15.00 dinanzi alla prefettura,in via cavour 1).Ci teniamo però a sottolineare che come circolo,come "montanari" dell'appennino pistoiese,dobbiamo avere una spinta in più per partecipare a questa iniziativa,dobbiamo tirar fuori il nostro valor patriottico e dimostrare che gli eredi di quei carbonai,che erano orgoglio di quell'Italia che 150 anni or sono fù unita,vogliono tirar nuovamente fuori il proprio orgoglio patriottico che fa storia nel nostro teritorio.
Fin dagli albori di un'identità patriottica Italiana(con l'impero romano) il nostro teritorio ospita un grande uomo che lottava per una patria più giusta:quell'uomo è Catilina,che in Campo Tizzoro si scontro contro l'esercito che lo opprimeva e a Pistoia ci fu il suo sacrificio.Ma ancor di piu troviamo il valor del sacrificio per la patria nella battaglia di Gavinana(recentemente citata al "festival di Sanremo" da Roberto Benigni),dove Francesco Ferrucci fù ucciso dal traditore per denaro:il vile Fabrizio Maramaldo,al soldo dell'oppressore spagnolo,che uccise senza pietà l'ormai finito Ferrucci,ma esso era uomo morto per la patria e non per il denaro,uomo di cui dobbiamo sentirci orgogliosi di ospitare la sua statua equestre e di incarnare il suo valore,valore che ritroveremo nel sacrificio di tutti quei carbonai che diedero la loro vita per portare a casa un pezzo di pane,per tutte quelle famiglie che vivevano di castagne,che aspettavano i loro uomini tornar di maremma,che hanno potuto veder il riscatto solo con l'Italia unita e libera,libera da potenze conservatrici e nel '45 da dittature e monarchie e con la nascita del pensiero socialista,ma mai avrebbero potuto "veder la luce"se fossimo ancora sudditi o al servizio di un ducato.
Ma senza pari è lo spirito patriottico che si è visto con la resistenza antifascista,con la nostra patria che non vedeva realizzata la sua ricercata indipendenza che con l'autarchia della barbaria fascista era solo un'illusione,perchè venduti ai criminali nazionalsocialisti tedeschi e con le vite dei nostri operai nelle mani dei padroni che sostenevano il regime obbligavano i lavoratori ha costruire armi per lo straniero e per opprimere altri popoli,contrariamente a ciò che voleva lo spirito garibaldino.
Il 17 Marzo quindi,in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia onoriamo i nostri avi e conterranei,ma anche il nostro futuro,ricordandoci di cosa vuol dir non avere unità di patria,cioè non l'immigrazione,ma potenti che opprimono un popolo unito dalla condizione sociale e la voglia di riscatto,per poter ottenere un futuro migliore,esattamente come volevano un tempo Catilina,Ferrucci,tutti i lavoratori sfruttati,le grida dei bombardati di maresca,chi imbracciò le armi nella resistenza,gli immigrati sfruttati e i giovani che cercano dignità sociale.
Necessitiamo oggi di un "nuovo risorgimento"che ci liberi dal "berlusconismo" che ci opprime menti e portafogli,dal leghismo che illude e criminalizza l'umanità,e dal fallimentare capitalismo.Incominciamo dal nostro territorio,con la presenza a Firenze il 17 marzo,Per un'Italia LIBERA,UNITA e ANTIFASCISTA!