giovedì 23 giugno 2011

…e chi la ferma più questa rivoluzione!

La verità è che il Paese sta cambiando. La forza e l’intensità di questo vento sono così grandi che probabilmente sarà necessario del tempo per capire fino in fondo cosa sta succedendo.
Nel frattempo, questo è il momento per essere felici e per cercare di trarre dal voto alcune indicazioni utili per il futuro.
La prima cosa che vorrei dire è che questa vittoria, come e ancora più di quella dei ballottaggi, è la vittoria di un popolo che decide e partecipa autodeterminandosi rispetto alla politica per come oggi e’ rappresentata. C’è uno scarto profondo  tra la politica e questo nuovo attivismo. È stata la vittoria dei comitati, dei milioni di cittadini che hanno firmato, che si sono impegnati, dei tantissimi giovani che hanno conosciuto nel nostro Paese, proprio con questa campagna referendaria, per la prima volta l’impegno.
Dobbiamo capire in fretta quello che sta succedendo nel rapporto tra la società e la politica. È stata la vittoria della partecipazione diretta e ciò è avvenuto (lo dico qui per inciso, ma meriterebbe ben altro approfondimento e ben altra attenzione da parte di tutti) anche grazie alla rete, ai blog, ai social network, ai nuovi strumenti della politica e del coinvolgimento diretto che hanno sconfitto l’oscuramento sistematico dei media tradizionali.
Gli artisti che fanno politica in genere non funzionano molto, ma i politici farebbero bene a cogliere le intuizioni che da quel mondo provengono perché, in genere, anticipano i tempi e forse ha ragione Vasco Rossi nel dirci “… e chi la ferma più questa rivoluzione…”
La seconda cosa che emerge da questi referendum è che l’asse Berlusconi-Bossi (entrambi hanno dato indicazione di non votare) esce sconfitto e con esso vacilla la tenuta della coalizione di destra. Lo si vede nei conflitti non più nascondibili dentro ciò che è rimasto del blocco di potere berlusconiano, nella crisi della Lega,  ma – ancora di più – nei giudizi della gente, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, nei bar. Il governo molto probabilmente non cadrà subito perché ancora forte è il potere di condizionamento di Silvio Berlusconi, ma quella parabola si sta finalmente completando.
In questo contesto il nostro impegno deve essere teso ad  evitare che tutto prosegua come se niente  fosse successo o magari – altro scenario tutt’altro che inverosimile – che a questo governo si sostituisca un governo tecnico o di transizione, a guida moderata. Noi vogliamo che si torni al voto, nel più breve tempo possibile e siamo disponibili, come abbiamo più e più volte ripetuto a costruire un Fronte Democratico con Pd, Sel e Idv per battere le destre  e  ad aprire  immediatamente un confronto programmatico. Scoprendo le carte con molta onestà, consapevoli che su questioni rilevanti ci sono posizioni diverse, ma con la volontà di costruire un’alternativa a Berlusconi e con la convinzione che ci sono questioni su cui la Federazione della Sinistra intende dire la sua. Prendiamo il tema dell’acqua pubblica: il Pd è stato molto bravo a salire in tempo sul carro dei comitati nelle ultime settimane. Ma tutti sappiamo  che la posizione del Pd e da Bersani e’ sempre stata quella di sostenere  la liberalizzazione del servizio idrico. Su questo, come su altri temi,  bisognerà discutere.
Nonostante le differenze – che sarebbe sbagliato nascondere – come avvenne con Prodi nel 2006, la nostra  disponibilità al confronto deve essere immediata. L’errore piu’ grave che potremmo commettere, a maggior ragione dopo questi risultati referendari e elettorali, che hanno suscitato grandi aspettative di cambiamento, e’ lasciare che gli altri ci mettano in un angolo.
Dobbiamo evitare che si consolidi un’alleanza di centrosinistra chiusa nel recinto Pd-Idv-Sel e che la Fds venga considerata fuori gioco e inessenziale.
Non solo dobbiamo partecipare, ma dobbiamo stimolare noi il confronto programmatico.
Nel Pd qualcuno insiste nel proporre una alleanza con il Terzo Polo? Lo faccia.
E’ una  rincorsa che non e’ credibile e che non ha nessuna possibilita’ di realizzarsi. Infatti il diretto interessato – Casini – non ha nessuna intenzione di perdere l’enorme potere contrattuale che gli derivera’ dall’essere determinante per la costruzione di qualsiasi maggioranaza dopo le elezioni. Questa legge elettorale, con la quale presumibilmente si andra’ a votare, garantisce infatti a Casini e al Terzo Polo un numero di senatori che saranno determinanti per la formazione di qualsiasi Governo. Viceversa una alleanza con il centrosinistra oltre a determinare molto probabilmante una rottura con Fini e a far perdere al Terzo Polo una parte del suo elettorarto verso la destra, farebbe venir meno questo potere di condizionamento.
Così come, al di là delle aspirazioni di Vendola, sono del tutto velleitarie le ipotesi di scompaginamento tra le forze politiche del centro sinistra. Il risultato elettorale parla chiaro. Il Pd e la sua leadership ne escono rafforzate, non ci sarà nessun “big bang” e nessuna “opa” di Sel sul maggior partito del centro sinistra.
Se il quadro è questo, per quanto riguarda le nostre proposte politiche, approvate anche nel recente cpn, non solo non è il momento di “tirare il freno a mano”, ma è il momento di “premere l’acceleratore”.
Sull’onda straordinaria del risultato di questi referendum che, come i ballottaggi, segnalano una voglia di cambiamento vero, non dobbiamo esitare un attimo a proporre la nostra offensiva unitaria. Con il Pd, Idv e Sel per costruire la coalizione capace di battere Berlusconi e con Sel e Idv per trovare punti in comune da far pesare nella discussione programmatica nella coalizione.
Certo, il rischio che dopo questi splendidi risultati, nel centro sinistra si torni a ragionare e a operare come nulla fosse successo, è sempre presente e noi dobbiamo stare molto attenti a non farci fagocitare, a mantenere una nostra autonomia e una nostra capacità critica. Ma c’è anche un altro rischio speculare a questo che va evitato. Quello di tirarsi fuori, di arroccarsi e di isolarsi, condannandosi alla marginalità e alla ininfluenza. Anche questa è una forma di subalternità che va combattuta.
Claudio Grassi.
fonte: www.claudiograssi.org

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